Smart working, consigli per il non profit

Lo smart working arriva anche in Italia. Lentamente, un piccolo passo dopo l’altro, il nostro Paese si sta adeguando agli altri Stati europei.

Il 13 giugno 2017, infatti, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la normativa che regolamenta il cosiddetto smart working: lavoro agile, in salsa nostrana.

Molto di più di una normativa che permette di lavorare da casa. L’obiettivo è diminuire la correlazione tra prestazione di lavoro subordinato e spazio fisico di lavoro. In breve, possiamo riassumere il provvedimento in questi punti:

  • smaterializzazione della postazione fissa di lavoro;
  • prestazione da svolgersi in parte in ufficio e in parte all’esterno;
  • la durata del lavoro non deve comunque superare il limite massimo stabilito dalla contrattazione collettiva;
  • utilizzo di strumenti tecnologici di proprietà del datore o dipendente;
  • garantire, comunque, il diritto alla disconnessione per il lavoratore;

In che modo questo provvedimento può essere utile alle organizzazioni non profit? E come si potrebbe farlo funzionare? Ci siamo fatti un’idea, vediamo se siete d’accordo.

Risparmio economico

Le associazioni, proprio come le aziende, devono massimizzare la relazione costi/benefici. Nessun risparmio economico, ovviamente, può andare a intaccare servizi e progetti. Né può ricadere sui beneficiari.

Un modo per ridurre i costi, mantenendo la qualità del nostro lavoro potrebbe proprio essere quello di sbarazzarci, del tutto o in parte, di un ufficio vero e proprio. Si potrebbe, in questo modo, risparmiare sui costi di gestione: pulizia, riscaldamento, acqua, elettricità.

Rinunciare all’ufficio è sostenibile non solo economicamente, ma riduce anche l’impatto ambientale, fornendo un impronta etica spendibile sul mercato delle organizzazioni.

In questo modo, si può inoltre aumentare il bacino di dipendenti e collaboratori, non essendo più indispensabile la collocazione geografica.

Spostare l’ufficio online

Smaterializzare l’ufficio, non significa eliminarlo. Bisogna ricreare un ambiente dove comunicare, scambiarsi idee e condividere i risultati. Per mantenere le relazioni è importante prendere confidenza con gli EGroups e i social network.

Si tratta di spazi virtuali come i gruppi di Facebook o i business tools di Facebook Worplace (leggi l’articolo su Passione Non Profit). Ma anche Slak. Inoltre potrete usare Skype o Hangout per le chiamate e gli innumerevoli cloud per la condivisione di documenti.

Si tratta, in ogni caso, di strumenti decisamente più economici di un ufficio vero e proprio, bollette telefoniche o server locali.

Ma se le soluzioni più comuni e diffuse non soddisfano, ci sono molte agenzie in grado di progettare piattaforme ad hoc per le diverse esigenze. Basta cercare.

Lavorare per obiettivi

In termini di risultati, lo staff tende a rendere meglio se opera in un’ottica orientata ai risultati, rispetto alla classica timbratura del cartellino. E per quanto riguarda lo stress, si ridurrebbe notevolmente quello provocato dal pendolarismo o dal traffico. In altri termini, ci guadagnerebbero lavoratori e organizzazione.

Ciò non significa che, lavorando da casa, si deve avere la pretesa di contare su lavoratori perennemente disponibili.

Tutt’altro: il diritto alla disconnessione è garantito dal provvedimento e va rispettato.

Semplicemente, si possono stabilire orari o fasce giornaliere più flessibili e non incatenate dalle 8 ore in ufficio. Si può suddividere il lavoro in obiettivi a corto o breve termine, ragionando su scadenze settimanali e mensili.

Feedback e pianificazione

Niente ufficio, ma mantenere le relazioni. Esistono inoltre decine di modalità per connettersi in videoconferenza e fare riunioni da remoto: il face to face è importante dal punto di vista delle relazioni umane.

Stabilite delle giornate di presenza fisica presso la sede, per fare il punto della situazione, progettare il futuro o per delle giornate di formazione.

Dal punto di vista del lavoratore, invece, lavorare da remoto può essere una possibilità, ma non deve trasformarsi in una gabbia. Uscite di casa, ogni tanto, scegliete un bar, una libreria, un ufficio in coworking o una biblioteca. Il contatto umano è importante. E lo è anche separare nettamente l’ambiente privato da quello lavorativo.

Fiducia

Lo smart working potrebbe rappresentare un’opportunità per il non profit, ma è necessario un salto di qualità mentale, soprattutto per chi gestisce le risorse umane.

Molti responsabili, infatti, vogliono avere la sicurezza che i loro dipendenti stiano effettivamente lavorando, anche quando non possono controllarli direttamente.

Ma è davvero così importante? Se gli obiettivi raggiunti sono dimostrabili non è fondamentale la modalità e il luogo. Fidiamoci di più gli uni degli altri: la fiducia è l’unica risorsa che più la usiamo e meno si esaurisce.

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