Europrogettista: chi è e cosa fa?

Riuscire a ottenere e gestire i finanziamenti giusti è una delle sfide più importanti delle organizzazioni non profit. Dagli sforzi di fundraising, alle partnership, fino alla collaborazione con le istituzioni pubbliche, le strade percorribili sono molteplici e vale la pena percorrerle tutte.

Una di queste è sicuramente quella dei finanziamenti messi a disposizione delle ONP (organizzazioni non profit) da parte dell’Unione Europea. Ma la concorrenza è spietata, anche nel terzo settore. Nella corsa all’oro dei fondi europei, sono importanti i progetti, in tutte le loro fasi. E, per questo motivo, la figura dell’europrogettista sta diventando sempre più centrale nella ricerca di professionisti.

Proviamo a fare una panoramica: di cosa si occupa l’europrogettista e qual è la strada da percorrere per diventarlo?

 

Fase preliminare (o di studio)

La prima fase è quella delle idee e della prevenzione di eventuali problemi. Qui si decidono gli obiettivi generali e l’ambito del progetto. Insomma, è la tappa delle linee guida.

Si tratta di una visione macro ed è uno stadio delicato, perché costruisce le fondamenta solide, sulle quali si andrà a costruire l’intero progetto. Quali sono gli obiettivi da raggiungere? Quali sono i tempi di stesura e realizzazione del progetto? Qual è il budget che abbiamo a disposizione? E, sopratutto, quanto pensiamo di ricavare? Chi sono gli stakeholder? Quali sono i bandi per i quali possiamo gareggiare?

Non è un passaggio banale. In questa fase entrano in gioco soft e hard skills anche diametralmente opposte tra loro, come la creatività, il problem solving e l’analisi dei dati a disposizione.

Il progettista, infatti, non solo deve avere una visione di insieme, ma anche essere orientato al futuro e in grado di fornire idee originali. Infine, deve avere una spiccata predisposizione a individuare preventivamente eventuali ostacoli durante il percorso.

 

Pianificazione

Qui si inizia a entrare nel dettaglio. Si cominciano a scartare le idee che si considerano fallimentari e si tengono i cavalli di razza.

In questa fase si stabiliscono i compiti all’interno del team, dividendo mansioni e responsabilità. Inoltre, verranno definiti budget, tempi e obiettivi specifici.  Adesso è il momento della stesura vera e propria. Si passa dalle idee all’azione e si mette nero su bianco quanto si è pianificato in precedenza.

Per far questo, l’europrogettista dovrà dimostrare tutta la sua leadership e la capacità di lavorare in team: è un mastro-orologiaio che si premura che gli ingranaggi siano ben oliati. La sicurezza delle proprie capacità e competenze è molto importante, in quanto può capitare di dover vigilare anche sul lavoro dei propri superiori.

 

Operatività del progetto

Il progetto viene consegnato e le attività iniziano. Ma il lavoro del progettista non è finito. Ora è il momento di monitorare e controllare che il treno si muova all’interno dei binari giusti:

  • bisogna eliminare eventuali ostacoli lungo la strada;
  • verificare di stare nei tempi stabiliti;
  • controllare che la gestione del budget sia oculata e in linea con il progetto.

Sul piano operativo, ciò si traduce in:

  • comunicazione costante con i membri del team;
  • comunicazione con i partner esterni e l’Unione Europea stessa;
  • condivisione dei risultati con i superiori;
  • risoluzione dei problemi.

 

Analisi dei risultati e valutazioni

Ora è il momento di fare il punto della situazione. Servirà per il futuro, ma anche per valutare il vostro lavoro. Quali obiettivi sono stati raggiunti? Cosa è andato storto? Cosa abbiamo imparato per il futuro? Il progettista risponderà a queste domande e scriverà una relazione finale. Tale relazione, dovrà essere tradotta in dati e numeri concreti, in modo da poter valutare il progetto nel maniera più oggettiva possibile. Si tratta del momento di raccogliere i risultati. Ma è anche il momento dell’autocritica costruttiva.

 

Cosa serve per diventare europrogettista?

Dal punto di vista della formazione universitaria, ci sentiamo di consigliera lauree in economia o ingegneri gestionale, anche se non ci sono regole ferree.

La laurea, da sola, non basta. Sarà importante la formazione post-universitaria, perché quella dell’europrogettista è una figura multidisciplinare, che richiede competenze in matematica, statistica e funzionamento delle istituzioni europee.

Sarà importantissimo, inoltre, padroneggiare l’inglese e un’altra lingua della Comunità Europea, in quanto, spesso, i progetti vanno redatti e consegnati almeno in 2 lingue (anche tre, nel caso in cui si prevedono attività in un paese terzo).

Per quanto riguarda le soft skils, concentratevi su:

  • problem solving;
  • team working;
  • leadership;
  • comunicazione.
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