Quali sono le qualità più ricercate in un educatore professionale?
L’educatore professionale è una professione centrale per i servizi alla persona. Come professionista si interfaccia con le fragilità dei propri utenti. Di conseguenza, si tratta di un lavoro che – oltre ad essere fondamentale per diversi servizi del terzo settore – è molto delicato.
È per questo motivo che, a partire dal 2018, per intraprendere questa professione è necessario il possesso, almeno, di una laurea triennale. E, allo stesso tempo, è stato istituito un albo professionale.
L’obiettivo è disciplinare la professione e indirizzare la deontologia. Ma, soprattutto, l’intento è fare in modo che, ad operare con persone in difficoltà, siano professionisti strutturati e competenti. Cercando di rendere questa competenza in modo certificato e regolamentato.
Sappiamo, tuttavia, che l’iscrizione a un albo professionale e il conseguimento di una laurea, da soli, non bastino per definirsi un professionista completo. La formazione va coltivata, anno dopo anno, anche dopo il termine del percorso accademico. Non solo perché quella dell’educatore è una professione in continuo mutamento. Ma perché la responsabilità è maggiore, quando si opera con la vita delle persone.
Un lavoro di relazione, inoltre, non deve limitarsi alla formazione professionale. Ma siamo convinti con un educatore debba lavorare anche sulle proprie attitudini personali.
Ecco perché ci sentiamo di darvi alcuni consigli su quelle che, secondo noi, sono le competenze fondamentali che deve avere un educatore professionale.
Risoluzione dei conflitti
L’educatore professionale, lavora in contesti di difficoltà. L’utenza, spesso, viene da percorsi di vita fatti di fragilità e marginalità sociali ed economiche.
Inoltre, l’educatore professionale si trova ad operare in servizi residenziali, dove si aggiungono stress e tensione dovuti anche alla convivenza con altre persone. Dinamiche legate allo scontro e al conflitto, sono all’ordine del giorno. Per questo motivo, ci sentiamo di considerare la capacità di leggere in anticipo tali tensioni – e agire in modo tempestivo – una caratteristica cardine del lavoro dell’educatore professionale.
Ma il ruolo dell’educatore va letto anche in relazione al lavoro d’équipe. Diversità di opinioni e differenze degli approcci, possono capitare tra colleghi. Riuscire a far valere il proprio punto di vista, senza mortificare la professionalità altrui, è una qualità molto ricercata. Ma anche saper ascoltare, rivedere le proprie posizioni e lasciar spazio a punti di vista differenti, sono fondamentali, soprattutto se si aspira a un ruolo di coordinatore di équipe.
Flessibilità
Flessibilità intesa come elasticità oraria. Ovvero la capacità di sapersi adattare a un lavoro che raramente si svolge dietro una scrivania. Un buon educatore professionale deve essere pronto a lavorare nei weekend, durante le notti e nelle festività. Le difficoltà sociali non vanno in vacanza.
Ma la flessibilità va intesa anche dal punto di vista della relazione: sapersi adattare a un ambiente in continuo movimento, a un’utenza sempre nuova e a un contesto che muta costantemente. Gli educatori che abbiamo incontrato in questi anni, ci hanno raccontato di come cambia la loro professioni, anche in brevissimo tempo. Di come, ad esempio, i mutamenti sociali ed economici possano cambiare l’utenza di riferimento.
Essere flessibili, in questo senso, significa proprio sapersi adattare e trasformarsi, seguendo le crepe di una professione in evoluzione. Si tratta di un esercizio al tempo stesso faticoso, ma anche molto stimolante.
Apertura
Comprendere e non giudicare. Il rischio di farsi schiacciare dal proprio punto di vista è tanto pericoloso, quanto umano. Ma la relazione con l’altro spesso è brutale e difficile da sostenere.
Per questo motivo è importante non lasciarsi inghiottire dal proprio background personale. L’apertura la intendiamo come predisposizione mentale alla diversità, senza giudicare gli altri. Insomma, provare a vedere il mondo con gli occhi degli utenti.
Teamworking
È proprio vero: nessuno si salva da solo. Colleghi e responsabili, in questo senso, sono una risorsa. Un buon professionista deve essere in grado di mettersi a disposizione, dando una mano ai membri dell’équipe e arricchendo il lavoro del team con il proprio, personale, punto di vista.
Allo stesso tempo, è importante chiedere aiuto e collaborazione quando sente di non riuscire a sbrogliare i nodi in autonomia. E ricordare: anche se il problema è uno, i punti di vista possono essere diversi.
Networking e Project management
È vero, qualche riga più in su abbiamo scritto che quello dell’educatore professionale non è un lavoro che si svolge dietro una scrivania. Ma a volte è necessario – e importante – conoscere e misurarsi con il lavoro dietro le quinte: studiare i bandi, scrivere progetti, analizzare i dati e fare i conti i bilanci.
In un certo senso, però, anche per questo tipo di attività la relazione è centrale. Sapere tessere relazioni con stakeholder, soggetti istituzionali o tavoli di lavoro esterni al servizio per il quale si opera, è una capacità sempre più ricercate in questo mestiere.
Commenti
Fabio - 15/04/2021
Mi piace molto la descrizione che fate dell’Educatore Professionale, esercito con estrema passione questa professione da 20 anni e la relazione e la capacità di relazionarsi in ambiti e contesti più disparati implica una preparazione tecnica, teorica ed esperienziale importante, strumento base è l’intelligenza emotiva o la saggezza, la capacità di interrompere il meccanismo causa/effetto che si sviluppa nelle relazioni, forse l’educatore Professionale diventa sempre più un esperto di “relazioni efficaci “, garante di un’ecologia delle relazioni umane